Italo Calvino
Mondadori
Consigliato da Tiziano V.
Quando insegnavo alle medie, ogni anno, più o meno all’inizio di ogni anno, affrontavo con i miei alunni il genere testuale delle fiabe. La prima domanda che ponevo loro era: “le fiabe sono vere?”
Tutte le volte la risposta era categorica e universale: “No!”
Beh! Dopo averne lette in classe un bel po’ e averle analizzate, il parere cambiava, gli alunni scoprivano che le fiabe sono vere, eccome, e arrivavano alla stessa conclusione cui era arrivato Italo Calvino: “Io credo questo”, scrive nella sua introduzione al suo doppio volume di fiabe italiane: “le fiabe sono vere; sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminìo delle coscienze contadine fino a noi; sono il caleidoscopio dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna”.
Le storie delle fiabe ci trasportano in un mondo magico e meraviglioso, pieno di misteri da svelare, dove agiscono fate, streghe, incantesimi, piccoli o grandi eroi e dove tutto è possibile. Eppure le fiabe sono vere, perché ci parlano di realtà così profonde che solo l’immaginazione può far balenare. Le fiabe svelano la vera natura dell’universo, ci dicono come va il mondo; non pretendono di dare consigli, ma si offrono simpaticamente di aiutare a capire. E lo fanno con il potente linguaggio della fantasia. Le fiabe sono anche per gli adulti, non dimentichiamolo, anzi, forse soprattutto per gli adulti.
Leggere le duecento fiabe regionali italiane che Calvino ha raccolto in questo cofanetto, anche direttamente girando per l’Italia dalla viva voce di narratori popolari, è stato 40 anni fa per me un sorprendente bagno nel realismo, perché le storie narrate sono state uno stimolo ad affrontare la vita come una avventura: dà più soddisfazione se la si affronta da protagonisti, sapendo che non si è mai soli. Non per niente le fiabe incominciano con la partenza o l’allontanamento dell’eroe, perché per scoprire la realtà è necessario innanzitutto mettersi in viaggio e… rischiare; prima o poi, insomma, bisogna affacciarsi al grande spettacolo della vita.