J.R.R. Tolkien
Bompiani
Consigliato da Tiziano V.
Sono millequattrocento pagine di avventure in un reame remoto e terribile, in cui capita di imbattersi in animali terrestri e alati d’ogni specie; dove vi sono mari sconfinati e miriadi di stelle, una bellezza che incanta e pericoli sempre in agguato; dove la gioia e il dolore vi sono affilati come spade.
“È un reame in cui un uomo può forse considerarsi fortunato per avervi vagato, ma la sua stessa ricchezza e singolarità inceppano la lingua del viaggiatore che volesse riferirne. E, mentre vi si trova, è rischioso per lui porre troppe domande, per tema che i cancelli si serrino e le chiavi vadano perdute”.
La storia si arricchisce di episodi epici o traboccanti d’inesauribile allegria, di battaglie leggendarie e segreti pericolosi che si svelano a poco a poco, di alberi che camminano, di città d’argento e oro, di spettri spaventosi, di esseri misteriosi che spaventano al solo nominarli, di eserciti in marcia, luminosi e oscuri, che si scontrano.
Ma se un lettore avesse il sospetto che quest’opera sia solo una lettura d’evasione, certamente non potrebbe apprezzarla, e la bollerebbe come puro divertimento, o tutt’al più, un avvincente e appassionato passatempo. Invece il mondo immaginario che Tolkien ha ricostruito con cura meticolosa e preziosa è assolutamente verosimile, perché dietro i suoi simboli si nasconde una realtà che dura oltre e malgrado la storia: la lotta, senza tregua, fra il bene e il male.
Proprio a chi lo accusava di aver scritto una storia d’evasione, Tolkien evocava il sacro diritto all’evasione del prigioniero, da non confondersi con la fuga del disertore. Perché una volta che ci si immerge in questo reame, poi si ritorna al mondo primario, quello della realtà quotidiana, con uno spirito e una coscienza nuovi, e niente è più come prima.