L’OMBRA DEL PADRE

Jan Dobraczynski

Morcelliana

Consigliato da Maurizio B.

L’ombra del Padre

Il libro mi fu regalato quasi 40 anni fa a ridosso della prima edizione italiana. L’ho letto e riletto e non so quante copie in tutti questi anni ho consigliato e regalato ad amici nelle più svariate occasioni. Mi colpì e mi incuriosì da subito il titolo: “L’ombra del Padre”. Il romanzo di Giuseppe.

Mi buttai a leggerlo e – difficile a dirsi per me, che ora ho più di dieci libri aperti sul comodino e non riesco a finirne neanche uno se non durante le vacanze -, lo lessi tutto d’un fiato.

Più lo sfogliavo e più a quei tempi e non solo, mi riscoprivo nel personaggio, in Giuseppe, forse perché anch’io iniziavo a prendere coscienza per la vocazione cui ero chiamato, di quale era anche il mio compito nel mondo: essere il riflesso della Sua presenza.

Di “ombre” ero pratico, forse perché ho fatto sempre l’elettricista, e solo un corpo illuminato, una presenza posta innanzi alla luce, poteva permettere la proiezione della sua ombra, seppur sfuocata o dai contorni indefiniti, ma sempre unica perché poteva solo esistere imitando i movimenti di quella
presenza innanzi a lui. La bravura di Dobraczynski (autore polacco), che emerge in tantissimi suoi romanzi, sta nell’introdurre adagio adagio nel suo mondo reale di allora il suo personaggio, fin a trascinare il lettore come parte della scena e quindi far sentire in lui, l’emergere delle stesse passioni, angosce, gioie e dolori dello stesso protagonista.

Giuseppe il falegname di Nazaret, è chiamato a partecipare della cultura e delle tradizioni del suo tempo, con tutte le aspettative e contraddizioni del suo popolo a cui apparteneva.

Adagio adagio, nello svolgersi della sua vicenda umana rispondendo alle provocazioni della realtà, a volte molto confuse, a volte più chiare, si scopre chiamato ad essere partecipe di un disegno misterioso che si svela a poco a poco definendone i contorni sempre più precisi come di un’ombra che si avvicina sempre più alla sua fonte illuminata.

È chiamato a svolgere un compito di grande responsabilità, il compito di un padre di fronte ad una creatura, un bimbo, che fin da subito gli ha creato un po’ di fastidi non essendo “suo”, ma che per amore di Maria sua sposa e madre era misteriosamente destinato ad essere il Salvatore del mondo.

Emerge nella figura Giuseppe un uomo, un uomo vero, perciò un santo: una persona che affronta la vita con tutte le sue sfide, i suoi dubbi, le sue angosce, con tutte le gioie, i timori e i tentennamenti di fronte all’evidenza di prendere delle scelte importanti della vita sua e della sua famiglia, ma sempre con il cuore teso a cogliere e a compiere il disegno del Padre su di lui…; sono le cose più umane che anche noi ci troviamo addosso, che sono parte di noi e del popolo a cui apparteniamo e che don Luigi Giussani commentando la lettura dei salmi come preghiera dice: “…Quando diciamo il breviario, diciamolo con cuore riecheggiando le parole che diciamo, facendole nostre. Perché i salmi sono la cosa più umana che ci sia al mondo, perché sono i dolori, gli affanni, le angosce, le letizie dell’uomo che Dio prende e rende domanda a sé…”.

Con di fianco Maria – e le pagine più belle e commoventi del libro sono proprio quelle che descrivono il loro rapporto -, tutto è reso possibile con un significato dentro, anche se gli anni della nostra vita possono essere pochi, come per Giuseppe.

Buona lettura.